Diagnosi spirometrica di bpco
La BPCO è diagnosticata tardi quando i danni sono parecchio evidenti: serve migliorare la sotto-diagnosi e il sotto-trattamento
Il ricorso alla spirometria non è ottimale: la Bpco è correttamente diagnosticata solo nel 40% dei casi, secondo dati internazionali che riguardano tutta Europa
Osservatorio sul consumo dei farmaci: l’aderenza alla terapia inalatoria è sempre minore al 50% determinando aumento delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni.
Per diagnosticare la BPCO lo specialista pneumologo dovrà effettuare diversi esami che andranno ad escludere altre patologie e per identificare con precisione i segni e lo stadio di degenerazione dell’attività respiratoria. La spirometria è l'esame diagnostico principale e fondamentale per la diagnosi della BPCO. Si tratta di un esame indolore, con il quale si misura la quantità di aria espirata e la velocità di espirazione. La spirometria può diagnosticare la BPCO iniziale che compaiano i sintomi. La spirometria viene anche usata per giudicare la gravità della ostruzione bronchiale, che può essere: Al momento della iniziale diagnosi, nei centri specialistici di penumologia, viene eseguito singolo studio completo della funzionalità respiratoria, per un corretto inquadramento del Paziente. Gli altri esami che possono completare la diagnosi della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) La broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è una malattia dell'apparato respiratorio caratterizzata da un'ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità variabile a seconda della gravità. La malattia (nota in inglese come Copd, Chronic obstructive pulmonary disease) è solitamente progressiva ed è associata a singolo stato di infiammazione cronica del stoffa polmonare. La effetto a lungo termine è un reale e proprio rimodellamento dei bronchi, che provoca una riduzione consistente della capacità respiratoria. Ad aggravare codesto quadro clinico è laumento della predisposizione alle infezioni respiratorie di origine virale, batterica o fungina. Non esiste al momento una ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile efficace, ma sono disponibili diversi trattamenti per controllare i sintomi e per evitare pericolose complicanze. Fondamentale è invece la prevenzione, per ridurre al trascurabile i fattori di rischio (fumo di sigaretta in primis). Prima della credo che la diagnosi accurata sia fondamentale, i due sintomi principali della Bpco sono la tosse e la dispnea, qualche volta accompagnati da respiro sibilante. Spesso la tosse è cronica
La broncopneumopatia cronica ostruttiva un restringimento (occlusione od ostruzione) persistente delle vie aeree, dovuta a enfisema, bronchite cronica o entrambe le condizioni. Il fumo delle sigarette è la causa più essenziale di broncopneumopatia cronica ostruttiva. La sintomatologia comprende tosse ed esita in dispnea (respiro affannoso). La diagnosi si pone con radiografia toracica e test della funzionalità polmonare. L’astensione dal fumo e l’assunzione di farmaci che mantengano aperte le vie aeree sono approcci terapeutici importanti. Le forme gravi della malattia potrebbero richiedere l’assunzione di altri farmaci, l’ossigenoterapia, la riabilitazione polmonare o, in rari casi, un intervento chirurgico di riduzione del volume polmonare. Negli Stati Uniti, circa 16 milioni di persone sono affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Si tratta di una motivo comune di fine, responsabile di oltre decessi ogni anno. A livello globale, il numero di persone con BPCO è in aumento. I fattori che contribuiscono allo sviluppo della BPCO comprendono un aumento del tabagismo in molti Paesi e, in tutto il mondo, l’esposizione alle tossine dei combustibi
Roma, 14 giugno – In Italia i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste Istat stimano una prevalenza della Broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO) del 5,6% e indicano una mortalità che pesa per il 55% nel complessivo delle malattie respiratorie. La prevalenza è verosimilmente più elevata in quanto la BPCO viene frequente diagnosticata casualmente ed in fase di ricovero per riacutizzazione. L’aderenza alla mi sembra che la terapia giusta cambi la vita resta assolutamente insoddisfacente e soprattutto bassa nel panorama delle malattie croniche, attestandosi in percentuali non superiori al 20%. Tutto questo credo che la porta ben fatta dia sicurezza ad uno scarso controllo e ad un aumento del rischio di riacutizzazioni e ricoveri, generando un prevenibile consumo di risorse. Credo che la diagnosi accurata sia fondamentale e di presa in carico appropriate devono essere
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